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P. GHERRI, Canonistica, Codificazione e metodo, Lateran University Press, Roma 2007, pp. 435, euro 30 (ISBN 88-465-0555-7)
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Introduzione
Tra gli elementi che
hanno caratterizzato il burrascoso secolo XX anche sotto il profilo
del 'sapere' si deve senza dubbio considerare la c.d. questione
epistemologica, sfociata in più occasioni in una vera e
propria 'crisi' che diverse Scienze e Discipline si son trovate a
dover affrontare, sia per motivi interni che -molto più
spesso- per una sorta di costrizione esterna, indotta dai
necessari cambi d'equilibrio che le Scienze più attive sotto
questo aspetto hanno progressivamente sollecitato intorno a sé.
I mondi della micro e
macro Fisica, in particolare, coi loro sorprendenti balzi in avanti
sono stati i veri 'motori' di questo nuovo corso anche sotto il
profilo teoretico, superando in varie occasioni i 'referenti
storici' di questo genere di approcci e costringendo pure altri ad
assumere -a posteriori- un certo numero di categorie concettuali
sino ad allora sconosciute alla quasi totalità dei ricercatori
e degli scienziati.
La crisi dei grandi
sistemi filosofici, e delle gnoseologie e metodologie correlate, ha
impedito poi ogni resistenza tanto dell'impostazione gnoseologica
'tradizionale' che delle sue più accese 'concorrenti'
proposte dalla Modernità, del tutto spiazzate nelle loro
trattazioni tanto dai nuovi linguaggi che, molto maggiormente, dalle
nuove categorie di pensiero. Lo stesso spostamento dell'asse
filosofico verso il linguaggio, l'esistenza ed altre tematiche più
'antropologiche' che 'cosmologiche', oltre al progressivo
restringersi degli orizzonti di trattazione -divenuti sempre più
'particolari' e 'relativi'- ha finito per lasciare campo
aperto alle nuove istanze gnoseologiche e all'efficacia dei nuovi
paradigmi concettuali maturati in ambito 'scientifico' (anziché
filosofico) di pari passo al progresso tecnologico che ha trainato la
stessa ricerca.
In quest'orizzonte
domande del tipo 'cosa è la Scienza', 'cosa fa
la Scienza', 'come è la Scienza', ecc. hanno
progressivamente contribuito a far emergere dalla 'semplice'
questione gnoseologica quella epistemologica, costringendo un po'
tutti ad assumere e far proprie le nuove categorie ed istanze; pena
l'esclusione dallo stesso mondo 'scientifico'.
Della nuova situazione
si sono abbondantemente giovate le Scienze e Discipline
antropologiche che hanno colto l'occasione per svincolarsi quanto
più possibile dalla loro atavica soggezione filosofica per
ricercare nuove 'paternità' nell'area scientifica
trovando, p. es., nella Statistica un'efficace (a volte egemonica)
alleata che permettesse finalmente loro di ragionare partendo da
'dati' invece che da 'assiomi'.
A questa logica non
sono sfuggite neppure le c.d. Scienze sacre (cattoliche)
che, seppur col ritardo di almeno mezzo secolo (tra la crisi
modernista ed il Concilio Vaticano II), hanno dovuto/potuto
riconsiderarsi secondo prospettive assolutamente differenti rispetto
a quelle 'inderogate' della Scolastica e di un 'certo'
Tomismo da diporto, ormai ben poco credibile.
La questione si giocava
per la quasi loro totalità nell'accettazione del 'confronto'
con la Modernità dalla quale per un secolo ci si era ben
guardati come da una vera pestilenza: dal Sillabo di Pio IX
(1864)
e dalla Æterni Patris di Leone
XIII (1879),
alla vera 'caccia alle streghe' suscitata contro il Modernismo da
Pio X e condotta come una vera nuova Crociata da centinaia di
cattolici 'zelanti'
e pienamente conclusasi solo con l'Assise conciliare all'inizio
degli anni Sessanta del XX secolo.
I timidi accenni di
dialogo intrapresi dalla Scuola cattolica di Tubinga del XIX sec.
erano stati ben presto congelati dall'imposizione della Filosofia e
Teologia 'ad mentem sancti Thomæ'
-comunemente detta Neoscolastica- e solo il progressivo,
cauto, 'ritorno alle fonti' stimolato dai c.d. Movimenti di
rinnovamento (biblico, patristico, liturgico) era riuscito dagli anni
Trenta a smuovere qualcosa in ambito genericamente 'teologico',
senza che tuttavia nulla potesse sostanzialmente muoversi fino al
Vaticano II in cui, dopo una sì lunga incubazione, venne
finalmente alla luce la Teologia del XX secolo, desiderosa -e
capace- non solo di entrare in serio confronto coi diversi
'prodotti' della Modernità, ma anche di assumerne
positivamente le reali acquisizioni filosofiche, gnoseologiche e
scientifiche. L'itinerario così intrapreso riuscì,
per la maggior parte delle Discipline teologiche, a porre in modo
sufficientemente profondo il tema della propria 'autocoscienza',
crescendo poi in essa attraverso piccoli passi e rotture ma senza
produrre vere 'crisi'… anche perché proprio la 'crisi'
durava ormai dalla metà dell'Ottocento. In tal modo la
'crisi' epistemologica della Teologia, indotta dall'esterno (la
Modernità), poté essere gradualmente integrata e
progressivamente risolta, o comunque affrontata, in modo abbastanza
pacifico, essendo ormai le categorie culturali e scientifiche moderne
ad 'imporsi' anche a gran parte degli ecclesiastici, almeno per
ricambio generazionale degli addetti ai lavori.
Sorte del tutto
differente, per quanto non completamente autonoma rispetto alla
Teologia in genere, toccò alla Canonistica i cui 'passi'
però furono scanditi e modulati in base ad altri 'ritmi';
per la quale, anzi, il 'confronto' con la Modernità fu
pieno e -seppur ambiguamente- del tutto efficace, favorito
addirittura dalle posizioni pontificie 'ufficiali': la Scuola
dello Ius Publicum Ecclesiasticum del Collegio romano e lo
stesso Codex Iuris Canonici che di fatto recepirono buona
parte delle 'logiche' e posizioni teoretiche, almeno tecniche,
del nuovo corso della giuridicità europea post-napoleonica.
Ciò che tuttavia
differenziò i percorsi e gli esiti delle Discipline teologiche
in genere da quelli della Canonistica fu la diversa 'origine'
dell'istanza epistemologica cui dovettero far fronte:
sostanzialmente estrinseca per le varie 'Teologie' che sempre più
dovettero confrontarsi con una Filosofia ed una Cultura divenute
ormai secolari e laiche, scientiste e positiviste; quasi
completamente endogena per la Canonistica che si vide 'di
colpo' cambiare l'oggetto materiale d'indagine (il Codice
invece delle Decretali) ed imporre la metodologia di studio
(l'Esegesi). Per nessun altro ambito del sapere ecclesiastico, poi,
si realizzò un reale -e competente- interessamento da
parte del mondo scientifico secolare come fecero gli studiosi 'laici'
di Diritto ecclesiastico per il Diritto canonico, almeno in Italia,
nei confronti del Codice pio-benedettino.
Proprio queste
peculiarità della Canonistica del XX sec. contribuirono
d'altra parte a distaccarla sempre maggiormente dal percorso di
autocoscienza delle altre Discipline sacre creando ed approfondendo
progressivamente un divario di notevole portata soprattutto sotto il
profilo epistemologico; divario che fu la principale causa della
crisi d'identità che la Canonistica dovette
affrontare autonomamente rispetto alle altre Discipline sacre e, in
qualche modo, 'contro' le altre Discipline sacre, incapaci di
rispettare la giusta autonomia gnoseologica ed epistemologica di una
Disciplina tanto diversa da loro.
La cosa ebbe -e
continua ad avere- uno specifico rilievo nel fatto che la quasi
totalità degli studiosi di Diritto canonico in ragione della
provenienza ecclesiastica disponeva di una formazione (solo)
filosofico-teologica non in grado, per lo più, di gestire
correttamente le istanze metodologiche ed epistemologiche proprie del
Diritto canonico anziché della Rivelazione. L'oggetto comune
di studio con i giuristi secolari, il Codex, accentuò i
tratti della questione che non si poneva, invece, per le Discipline
teologiche coltivate, nella quasi totalità, da ecclesiastici,
e perciò senza 'alternative' teoretiche e metodologiche.
Inquadrare la
Canonistica del XX sec. sotto il profilo epistemologico rende
necessario individuarne i due fattori decisivi -ma non armonici-
che interagendo con esiti alterni hanno modulato in modo discontinuo
le tensioni e le difficoltà alla base della crisi della
Canonistica che ogni autore ha riconosciuto per quel tempo
seppure in modi differenti: il Codice e la Scienza
canonistica stessa.
E' importante,
tuttavia, saper discernere correttamente all'interno della generica
indicazione di 'crisi' quali dinamiche siano effettivamente
intervenute per non cadere in pericolose semplificazioni che,
nascondendo/ignorando gli stessi fatti storici, impedirebbero anche
di leggere la reale portata dei differenti fattori entrati in gioco,
come purtroppo è spesso avvenuto.
Una 'testimonianza'
in merito aiuta a comprendere meglio i reali contenuti della
problematica.
Il capitolo
introduttivo del 'Corso istituzionale di Diritto canonico'
recentemente edito per i Seminari italiani, prospetta tale crisi come
riguardante il Diritto canonico in sé, concentrandola
tutta nel periodo post-conciliare, lasciando intendere che il
'problema' sia (stato) proprio il Diritto canonico. In questa
prospettiva la questione epistemologica riguarderebbe così il
Diritto canonico, al quale occorre fornire una 'fondazione',
ignorando del tutto la Canonistica, ridotta a semplice epifenomeno
del Diritto stesso della Chiesa.
«Fu il
Concilio Vaticano II ad aprire l'orizzonte della domanda. Fino ad
allora il Diritto canonico come Scienza era annoverato nell'alveo
della Teologia pratica, orientata a dare indicazioni sull'agire del
cristiano senza tuttavia la preoccupazione di fondare teoreticamente
tale prospettiva. I corsi di Diritto canonico prima del Concilio
consistevano sostanzialmente nell'analisi delle norme codiciali,
secondo un metodo esegetico proporzionato alle competenze di allora.
La domanda sui fondamenti e sulla collocazione della Disciplina non
veniva posta per il semplice fatto che non era avvertita nella sua
urgenza. In ambito di Canonistica laica italiana il problema
principale era quello del metodo da adottare nello studio e
nell'insegnamento: un metodo esegetico, proprio della cosiddetta
'Canonistica di curia', oppure un metodo giuridico- dogmatico,
adottato dalle moderne Scienze giuridiche?»
Di fatto le
argomentazioni addotte trascurano i fatti storici essenziali alla
delineazione del quadro reale della vicenda, identificando tout-court
la crisi della Canonistica con quella del Diritto canonico,
mentre è del tutto palese che i fatti furono ben altri.
Il problema,
infatti, si pose per la Canonistica fin dagli anni '30
grazie all'apporto degli autori detti poi della 'Scuola laica
italiana' (O. Giacchi, P.A. D'Avack, V. Del Giudice, P. Fedele,
P. Ciprotti, ecc.,
cui fecero seguito dopo qualche decennio le Scuole di Navarra e di
Monaco. Purtroppo nella ricostruzione di tale 'crisi' vengono
ignorate le 'date' delle opere che per prime evidenziarono la
presenza e la portata del problema: sia P. Lombardia che K. Mörsdorf,
infatti, iniziarono a diffondere il proprio pensiero canonistico 'di
scuola' negli anni '50:
dunque prima del Concilio!
Ciò dimostra con
chiarezza come le 'crisi' canonistiche nel XX sec. siano state in
realtà ben tre: quella metodologica della
Scienza canonistica a partire dalla Promulgazione del Codice
pio-benedettino, quella epistemologica (sempre della
Canonistica) subentrata nel ventennio successivo, quella
giustificativa
del Diritto canonico dopo il Concilio Vaticano II.
Che poi si tratti
davvero di 'crisi' distinte appare anche dal diverso ruolo
giocato in esse proprio dallo stesso Codice di Diritto canonico
pio-benendettino.
- La crisi prima
metodologica e poi epistemologica della Canonistica
accompagnò proprio il successo del primo Codice canonico, ne
fu -anzi- il prodotto più specifico ed immediato, non
potendosi dubitare in alcun modo del 'valore' e della 'portata'
di quello strumento e cercando di accostarlo nel modo più
'corretto' possibile, fino a stravolgere le metodologie di
studio, insegnamento ed applicazione pur di 'tutelarne' il ruolo,
la preminenza e la 'perfezione'.
- La crisi
giustificativa del Diritto (non solo canonico) dell'età
conciliare e successiva -al contrario- derivò le proprie
origini proprio dall'accresciuta consapevolezza dello scollamento
che tale Codice aveva introdotto tra la Chiesa-istituzione e la
Chiesa-reale, tra la vita canonica e quella concreta delle Comunità
cristiane; innestandosi sulla precedente crisi epistemologica,
ancora ben lontana dall'aver trovato soluzione.
La Promulgazione del
nuovo Codice canonico latino nel 1983, da parte sua, non ha risolto
in nulla tale situazione di 'crisi' avendo inconsapevolmente
rimesso in moto le dinamiche metodologiche
di sessant'anni prima (problema metodologico-epistemologico),
senz'aver comunque risolto in modo sufficiente il problema
'giustificativo' che non riguardava, in effetti, il Codice
pio-benedettino ma il Diritto canonico come tale. Nonostante tuttavia
il progressivo attenuarsi dell'antigiuridismo culturale, che aveva
attraversato ogni Istituzione anche civile e secolare dell'Occidente
negli anni Sessanta, abbia contribuito non poco a sedare buona parte
delle tensioni antigiuridiche anche intra-ecclesiali, questa terza
'crisi' non si è comunque risolta proprio a causa del
perdurare della confusione metodologico-epistemica interna alla
Scienza canonistica.
Sulla scia di
quest'ipotesi organica di lettura dei fatti la presente
opera intende offrire la sistematizzazione di alcuni saggi
dell'autore, già proposti alla stampa negli anni scorsi,
a sostanziale completamento di un cammino di ricerca e rielaborazione
concettuale che in realtà si è svolto a ritroso
rispetto allo sviluppo storico sin qui proposto della tematica
(l'ordine cronologico di pubblicazione degli articoli): dagli
ultimi problemi delineatisi, che diventano i primi da conoscere ed
interpretare per un giovane canonista, ai loro aspetti sempre più
'fondativi' e 'causali' che nel progredire della storia hanno
condotto sino a tali esiti.
Quanto sin qui solo
accennato o alluso per offrire una previa visione d'insieme,
troverà specifica illustrazione all'interno dei singoli
Capitoli e della loro abbondante documentazione di vario genere, in
una prospettiva che, pur mutando di volta in volta lo scorcio,
rimarrà fedele agli elementi più spiccatamente
metodologici, nella convinzione che proprio il 'come' dello
studio del Diritto canonico sia la vera chiave di lettura dell'intera
vicenda e, al contempo, l'unica soluzione possibile.
Indice
1. Codificazione
e Canonistica
1.1
Codificazione e Diritto canonico
1.2
Le tappe della Codificazione civile
1.2.1
I primi 'Codici'
1.2.2
L'opera di Giustiniano
1.2.3
Il 'Codice' nel medioevo
1.2.4
La crisi del Diritto comune
1.2.5
Le codificazioni pre-moderne
1.2.6
I presupposti teoretici della Codificazione moderna
1.2.7
Le peculiarità della Codificazione statuale moderna
1.3
Le tappe della 'Consolidazione' canonica
1.3.1
I primi passi: la Collectio Dionysiana
1.3.2
Lo snodo decisivo: il Decretum Gratiani
1.3.3
La nuova consapevolezza giuridica
1.3.3.1
Liber Extra
1.3.3.2
Liber Sextus
1.3.4
Il 'punto fermo' della normatività ecclesiale
1.4
Questioni metodologiche 'trasversali'
1.4.1
Questione terminologica
1.4.2
Peculiarità della Codificazione giustinianea
1.4.3
Considerazioni sull'Opera di Graziano
1.4.4
Certezza del Diritto
1.4.5
Ius commune canonicum
1.5
La 'Codificazione canonica'
1.5.1
Presupposti e circostanze
1.5.2
Il Papa codificatore: Pio X
1.5.2.1
Pio X ed il Diritto canonico
1.5.2.2
Personalità e convinzioni di Papa Pio X
1.5.2.3
Gli apporti metodologici di Pio X alla Codificazione
1.5.3
Il Codice
1.5.4
La promulgazione
1.5.4.1
Giacomo Della Chiesa, Benedetto XV
1.5.4.2
Il Cardinal Pietro Gasparri
1.6
Codificazione canonica e metodologie di approccio
2. Canonistica e
Codificazione
2.1.1
Un nuovo Diritto canonico
2.1.2
Il nuovo studio del Diritto canonico
2.1.3
La nuova Canonistica nel contesto delle Discipline sacre
2.1.4
Codificazione e Teologia morale
2.1.5
Il problema del 'metodo'
2.2
Codice canonico e crisi metodologica della Canonistica
2.2.1
La crisi metodologico-esegetica
2.2.2
Tratti intraecclesiali della crisi canonistica codiciale
2.3
Normatività giuridica e Crisi epistemologica della
Canonistica
2.3.1
La crisi europea del Diritto
2.3.2
La 'via' tecnica
per la questione metodologica
2.3.3
La 'via' teologica per la questione epistemologica
2.4
La crisi del Diritto canonico
2.4.1
L'epoca conciliare e la crisi culturale del Diritto canonico
2.4.2
La 'Teologia del Diritto'
2.4.3
Il grande equivoco metodologico
2.4.4
L'aporia di Corecco
2.5
Profili metodologici
3. Canonistica ed
Epistemologia
>3.1 Una
prospettiva critica
3.1.1 Teodoro
Jiménez Urresti
3.1.2 Concilium
3.1.3 L'Editoriale
del 1965
3.1.4 L'opzione
epistemologica
3.1.5 La
'de-teologizzazione' del Diritto canonico
3.2 Un diverso
fondamento
3.2.1 La
dottrina
3.2.2 Il
sillogismo deontico
3.2.3 Il
presupposto di base
3.2.4 Il
'fondamento'
3.3 Una diversa
consapevolezza canonistica
3.3.1 Il Diritto
canonico: essenza
3.3.2 Il Diritto
canonico: logica operativa
3.3.3 Genericità
3.4 Un nuovo
esito
3.4.1 La
questione epistemologica
3.4.2 La
questione terminologica
3.4.3 L'impatto
dottrinale
3.4.4 Valutazioni
finali
4. Canonistica e
Gnoseologia
4.1.
Introduzione
4.2.
Il problema gnoseologico
4.2.1
Magistero e conoscenza umana
4.2.2
Tipologie conoscitive e loro rapporti
4.3.
I modi della conoscenza
4.3.1
La Scienza
4.3.2
La Filosofia
4.53.3
La Teologia
4.4.
Rapporti gnoseologici e relazioni tra 'saperi'
4.4.1
Filosofia e Teologia
4.4.2
Rapporto con la Scienza
4.4.3
Rapporto epistemologico tra fede e ragione
4.5.
Gnoseologia ed articolazioni della Canonistica
4.6.
Studio del Diritto canonico
4.6.1
Scienza del Diritto canonico
4.6.2
Filosofia del Diritto canonico
4.6.3
Teologia del Diritto canonico
5. Canonistica e
metodologia giuridica
5.1
Canonistica e giuridicità
5.1.1
Una giuridicità 'analogica'
5.1.2
Collocazione epistemologica della Canonistica
5.1.3
Presupposti della Canonistica bavarese
5.2
Il Diritto come 'fenomeno', oggetto delle Scienze sociali.
5.3
La questione del fondamento 'societario'.
5.4
La via della 'Istituzionalizzazione'.
5.4.1
Il concetto di Istituzionalizzazione
5.4.2
La dinamica dell'Istituzionalizzazione
5.5
L'Istituzionalizzazione secondo il padre Estrada Diaz.
5.6
Concludere rilanciando
6. Canonistica e
nuove derive metodologiche
6.1
Ricerca accademica e metodo canonistico
6.2
L'opera di Matteo Visioli
6.3
La proposta metodologica
6.4
La problematica
6.4.1
Problematiche fondative
6.4.2
Problematiche metodologiche
6.5
L'opera di Stefano Maria Pasini
6.6
La proposta metodologica
6.7
La problematica
6.7.1
Il paradosso come istanza epistemologica
6.7.2
Altri elementi problematici
6.8
Valutazioni metodologiche complessive
6.8.1
Osservazioni comuni
6.8.2
Prospettive e sviluppi
7. Canonistica e
metodo
7.1
Problema metodologico e Canonistica codiciale
7.2
Questioni preliminari sul Metodo
7.2.1
Unicità e pluralità di metodo
7.2.2
Metodo e metodi
7.2.3
Il Metodo trascendentale
7.2.4
Prospettiva 'ciclica' del Metodo
7.3
Presupposti del metodo
7.3.1
La conoscenza
7.3.2
Affidabilità della ragione
7.3.3
Tutela della ragione
7.3.4
Cautele gnoseologiche
7.4
Fattori ed elementi pre-metodologici
7.4.1
Il giudizio
7.4.2
La formazione
7.4.3
La Logica
7.4.4
L'evidenza
7.4.5
Il linguaggio
7.4.6
L'ermeneutica
7.5.
Un primo passo concreto
7.5.1
Essenzialismo metodologico
7.5.2
Indirizzo scientifico
7.5.2.1
Il procedimento scientifico
7.5.2.2
Postulati minimi di scientificità
8. Il paradigma
'critico-induttivo'
8.1
Paradigma e metodo
8.2
La critica del paradigma 'classico'
8.3
Il principio logico-gnoseologico dell'induzione
8.4
Il paradigma critico-induttivo
8.4.1
Criticità
8.4.2
Induttività
8.3.3
Le 'fonti'
8.4.4
Un esempio concreto
8.5
L'operatività critico-induttiva
8.5.1
Metodologia di ricerca
8.5.2
La tecnica
8.5.3
3 Il procedimento concreto